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Confraternita dea renga concordiese
   
Viale Aquileia, 22 - 30023 Concordia Sagittaria (VE)
Tel. e Fax 0421 273726
Cell. 349 8731969
Email: santinelli@libero.it - proloco.concordia@libero.it
   
"Ricordo che un tempo non troppo lontano si diceva: “andiamo a concordia a mangiare la renga?”.
La tradizione di quel piatto povero, ma sostanzioso, e’ patrimonio culturale e storico di Concordia Sagittaria da più di 700 anni.
Dal 1992 ad oggi la Pro Loco di Concordia ha ideato e consolidato il Concorso dea Renga d’Oro, nato per dare ai ristoratori di quella città la possibilità di mostrare le loro doti gastronomiche, trasformando quel semplice piatto delle nostre nonne in un sempre più attuale contributo alla cucina tradizionale veneta, in particolare e italiana, in generale.
La Pro Loco di Concordia, per dare ancora più sviluppo alla tradizione, ha dato il via alla creazione di un sodalizio storico e culturale che è la Confraternita dea renga concordiese, nata il 12 marzo del 2007.
La confraternita che è dotata di tutti i crismi dell’ufficialità, ha partecipato attivamente a diverse manifestazioni locali e opera nel campo della promozione del piatto tipico dell’aringa, non tralasciando tutte quelle specialità gastronomiche tipiche della zona e che si rimandano alla cucina povera."
Enrico Santinelli, Primo Gran Maestro
 
Consiglio Direttivo
Gran Maestro Enrico Santinelli
Luogotenete generale Luigi Bergamo
Membro effettivo Angelo Moretto
Membro effettivo Nevio Zulian
Cancelliere Eligio Molent
   
Consiglieri supplenti
Primo consigliere supplente Gianfranco Zulian
Secondo consigliere supplente Ettore Vignandel
Terzo consigliere supplente Loris Segato
   
Origine della "confraternita"
Da epoche antiche – medioevo – i cristiani effettuavano visite e pellegrinaggi nei luoghi santi della antica palestina e soprattutto a gerusalemme, ancor prima delle crociate.
Nobili cavalieri e religiosi avevano fondato e costituito ospedali (case degli ospiti), dove dare conforto e assistenza ai tanti pellegrini che si avvicinavano ai santissimi luoghi, al fine di sostenerli e curarli.
Nacquero cosi’ diversi ordini religioso-cavallereschi che successivamente servirono alla chiesa per difendere le sacre terre da invasioni o saccheggi.
Alcuni ordini cavallereschi sono arrivati fino ai giorni nostri, modificando la loro prerogativa militare ed esaltando le doti umanitarie e caritatevoli, al nome di: obsequium pauperum et tuitio fidei.
Successivamente dalle gilde di mestiere, in tutta Europa si sono create e consolidate delle vere e proprie confraternite anche loro legate a mestieri, come: dei liutai, dei maestri muratori, degli scalpellini, eccetera.
Nel secondo novecento italiano, con il benessere e la contaminazione di modelli di vita internazionali, gruppi di buongustai e storici, si sono riuniti spontaneamente, creando le c.d. confraternite, sconfinando, per goliardia, in simulacri di ordini cavallereschi, copiandone disordinatamente nomenclature e paramenti.
Da diversi decenni si è notato anche un proliferare di ordini cavallereschi falsi e recuperati in vita da ordini oramai estinti.
La legge italiana vieta l’uso di onorificenze cavalleresche che non siano previste e perciò è severamente vietato l’appellativo di “cavaliere”, se non si fa parte degli ordini statutari della repubblica (ordine al merito, del lavoro, civile, militare, etc) e che siano provenienti dalla santa sede, come: San Gregorio Magno, San Silvestro Papa, Pro Piis Meritis, etc o di collazione diretta come il Santo Sepolcro di Gerusalemme o dinastici come il Sacro Ordine Costantiniano di San Giorgio della casa Borbone di Spagna o del Sovrano Militare Ordine di Malta. Fons honorum consolidata nella legislazione italiana.
Ordini come: Santa Maria di Betlemme, Cavalieri di San Marco, Cavalieri della Cristianità e della Pace, Order of Saint John, etc, sono vietati ed è vietato darne pubblicità e l’uso nel territorio della repubblica – legge n. 178/1951.
Non è vietato, invece, il creare delle c.d. “confraternite” che abbiano uno scopo associazionistico di carattere culturale e goliardico e che abbiano degli scopi prominenti di promozione turistica, di pubblicità pro loco o che vogliano tramandare degli aspetti anche culinari della più genuina tradizione italiana.
Confraternita deriva dalla tradizione cristiana di con-fratres , persone – fratelli – che condividevano gli stessi ideali – con -.
La confraternita dea renga concordiese sposa in maniera perfetta questo connubio di storia-tradizione e volontà di perpetrare un aspetto sano e genuino della nostra cucina-tradizione.
Nella realtà italiana, ricchissima di tradizioni, esistono e sono operanti da diversi anni, moltissime confraternite culinarie che vanno dalla confraternita del baccalà vicentino alla confraternita del bollito misto, la confraternita del cavatappi, del peperoncino, dei grass, delle 13 casade di trieste e l’ordine dei cavalieri della confraternita del pesto.
Essendo la confraternita dea renga concordiese una vera e propria confraternita, simile per statuto alle altre sparse sul territorio nazionale, il relatore della bozza di statuto, si è premunito di seguire la tradizione, anche per quanto riguarda le nomenclature degli aderenti – soci -, evitando titoli altisonanti o fuori luogo, come: gran visir o altro, nulla togliendo alle caratteristiche goliardiche delle altre confraternite che meritano tutto il rispetto dovuto, per le loro scelte, anche di carattere storico.
   
Il Mantello
ELEMENTI
Il Mantello è uguale per tutti. Non é ammissibile "personalizzarlo": le differenziazioni, quando ci sono, servono solo per distinguere i dirigenti dell'associazione o chi ha qualche incarico – come è nella Nostra Confraternita, dove i Dodici Confratelli Primicerii hanno come segno distintivo le fronde di quercia dorate, apposte sul bavero rosso sangue -. Il Mantello perfetto ed eguale per tutti indica che i Confratelli (= "come-fratelli" ovvero "con-i-fratelli") sono uguali tra loro, sono tutti figli di Dio (si pensi inoltre al nome "Compagnia" dato alle prime Confraternite, che deriva da "cum-panis", ossia colui o coloro con cui si divide il pane. E' errato e molto negativo il pensare che rivestirsi del Mantello sia qualcosa da ostentare, sia all'interno che all'esterno della Confraternita. Così come é altrettanto errato e fortemente negativo ostentare il non volerlo indossare, per ragioni più o meno opinabili che celano vergogna o rispetto umano fine a sé stesso o, quantomeno, mancanza di convinzione, fatto tanto più preoccupante in materia di Fede prima che di appartenenza a qualsiasi gruppo.
Quanto all'abito ed ai distintivi di chi ha qualche incarico nell'Associazione, si tenga sempre presente che tali mansioni sono un onere e un onore e sono l'espressione di un servizio, non di un potere. Si deve anche dire che non é rifiutando di indossare le relative insegne che si cresce in umiltà. Così facendo si crea solo vaghezza nell'individuazione di chi ne é titolare, per volere della base.
Avendo chiaramente presenti questi aspetti, si può esaminare come e perché il Mantello è composto in un certo modo, iniziando da ciò che ordinariamente indicano i colori della sua struttura:
IL BLEU OLTREMARE
Il colore mariano per eccellenza è il celeste cielo, detto anche: cilestre: é il colore del cielo, come il celeste scuro, il bleu, richiama il mare e il nostro Mantello è bleu elettrico o oltremare, perché richiama il colore del mare profondo, dove vivono indisturbate intere colonie di aringhe. E’ un colore intenso, forte e romantico al tempo stesso. Come il celeste prefigura la Gloria Eterna, per cui simbolicamente indica la divinità in cui é stata assunta la Madonna. Esso fu assegnato alle Confraternite del Rosario dai Padri Domenicani, i quali ne zelarono l'erezione un po' ovunque, tanto che la fondazione di queste Confraternite, assieme a quelle consimili del Santissimo Sacramento, era auspicata in ogni Parrocchia; questo colore (usato sia per la cappa che per la mantellina) indica comunque una Confraternita mariana o anche una Confraternita del Santissimo Sacramento legata ai Domenicani.
IL ROSSO CARMINIO
Il rosso é il colore caratteristico della Confraternita della Trinità dei Pellegrini, fondata da San Filippo Neri, ed indica l'effusione dello Spirito Santo ed il fuoco della carità che deve infiammare il cuore di chi é iscritto a questa associazione nell'esercitarne lo scopo: la glorificazione della Trinità attraverso l'azione di liberazione del prossimo dalle emarginazioni e dalle schiavitù. Non poteva essere scelto colore migliore, visto che il rosso simboleggia la divinità. Nel nostro caso è inserito all’interno, per “scaldare” i cuori dei Confratelli e riparare le spalle che devono essere sempre ritte. Simboleggia anche il sangue che ogni Confratello è pronto a donare per il bene della Fede e dei Confratelli. Simboleggia calore umano che è la prima caratteristica dei Confratelli dèa Renga Concordiese.
Anche se ad una analisi affrettata i colori sembrano solamente bene associati, lo studio è stato attento e preciso, così come pure la foggia del Mantello e gli accessori, nonché l’abbinamento del colletto e soprattutto lo stemma che è stato oggetto di attento studio.
   
Foto

La Confraternita
 
Vaticano 2008
   

Vaticano 2008
 
 
   
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